Evola, Giulio
“Giulio Cesare, “Julius” Evola nasce a Roma il 19 maggio del 1898 da una famiglia siciliana di nobili ascendenze. Nel 1917 partecipa alla prima guerra mondiale come ufficiale di artiglieria e fino al 1921 scrive poesie e dipinge. Successivamente incomincia il periodo filosofico: nel 1924 conclude “Teoria e Fenomenologia dell'individuo assoluto” e pubblica in successione “Saggi sull’idealismo magico”(1925), “L’individuo e il divenire del mondo pagano” (1926); “Imperialismo pagano: il fascismo dinnanzi al pericolo eurocristiano (1928), una violenta critica al cristianesimo che invita i fascisti a rompere con i cattolici.
Non era il momento giusto, il regime stava lavorando ai Patti Lateranensi ed Evola viene quindi emarginato dalla vita culturale italiana mentre ottiene un discreto successo in Germania.
Nel 1930, Evola fonda il bimestrale “La Torre” e, nel 1934, pubblica la sua opera principale: “Rivolta contro il mondo moderno”. Tra il 1937 e il 1941 si dedica agli studi relativi alla razza, e scrive “Il mito del sangue” nel 1937 e “Sintesi di dottrina della razza” nel 1941. Opere teoriche di un “razzismo spirituale” diverso da quello biologico nazista. Dal 1941 si indirizza verso un fascismo sempre più “radicale e l’'8 settembre sorprende Evola in Germania. Al suo ritorno in Italia aderisce alla RSI, continuando però a frequentare Germania e Austria. Nell'aprile del 1945, resta ferito durante un bombardamento sovietico su Vienna. Perde per sempre l’uso delle gambe. Nel 1948, viene trasferito a Bologna e nel 1951 rientra a Roma. Nel 1953 pubblica “Gli uomini e le rovine”, nel tentativo di promuovere la formazione di uno schieramento di quella che lui definisce la “vera Destra”. Dalla metà degli anni cinquanta Evola diventa la figura intellettuale di riferimento degli estremisti di destra italiani e soprattutto dei neofascisti di Ordine Nuovo. La sua antimodernità rappresenta, infatti, al meglio gli ideali degli "esuli in patria", di quei fascisti che, sconfitti non solo militarmente, proteggono la propria identità rifiutando le “contaminazioni” delle modernità.
Nel 1961 pubblica “Cavalcare la tigre”, in cui elogia i kamikaze giapponesi e nel 1963 scrive il suo ultimo testo: “Il Fascismo visto dalla Destra”.
Nel 1968, Evola viene colpito da uno scompenso cardiaco acuto e lo stato di salute peggiora notevolmente. Muore l’11 giugno
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